La felicità è reale solo se condivisa. Una frase che racchiude l’eredità di quello splendente camminatore ribelle che è stato Christopher McCandless. E lungo un solco simile sembra praticare l’arte del cammino Marco Maccarini, celebre conduttore televisivo e radiofonico (MTV, Festivalbar, San Remo) che si cimenta ora con il suo primo libro, Un decimo di te (224 pagine, 16,90 euro, Limina Editore) in cui racconta la propria esperienza da camminatore.
Non il cammino di un pellegrino penitente, ma da chi vuole scoprire e capire ogni respiro di ciò che è vita. In Italia il popolo dei camminatori è in costante crescita, con una velocità aumentata negli ultimi anni. Il libro arriva nel momento giusto, sia per appassionati o neofiti sia per l’autore stesso, che forse ha sentito l’impulso di raccontarsi come persona, oltre il personaggio pubblico.
E Maccarini è generoso di aneddoti che procedono su più piani di lettura, come un dolce dislivello. Ci si trova con lui verso Santiago, Roma, in Sicilia, sulla Francigena, in Liguria, ma anche tra pensieri, ricordi, riflessioni e sfumature di futuro. Con occhi al soffitto negli ostelli o sotto al cielo dove poter abdicare per essere re di se stessi. Dalla luce artificiale dei riflettori a quella naturale di leggerezza e consapevolezza. Il senso del titolo lo lasciamo al lettore attento e curioso.
Tra runner e camminatori ci possiamo dare del tu?
"Direi proprio di sì".
Marco, forse leggerezza e consapevolezza sono i punti cardinali di tutto il tuo libro.
"Ottimo riassunto. E cerco di essere così nella mia quotidianità, da tutta la vita. Talvolta siamo distratti, a volte soprattutto da noi stessi. Forse il cammino permette di ricordarsi di essere leggeri e consapevoli. Tendenzialmente chi cammina, e credo anche chi corre in natura, passa le ore tra boschi o lungo spazi d’acqua. Il mantra è il rumore dei passi che si mescola con quello del sentiero. Il mio primo cammino è stato verso Campostela, nel 2005. Lo sapevano poche persone a me care. Ho iniziato a condividere pubblicamente questa mia esperienza solo nel 2016 con 'Quasi quasi faccio un giro'. In questi anni ho osservato molto e forse qualcosa ho imparato".
‘Un decimo di te’ nasce da 20 anni di cammini. Hai raccolto appunti lungo la strada?
"Dopo averle messe nell’etere, volevo lasciare su carta le mie esperienze, perché ci tengo a condividere qualcosa di quello che ho imparato. E magari qualcuno ne ha bisogno, proprio adesso. Mi è capitato di incontrare persone che sono diventate camminatori seguendo i miei racconti via Instagram. Se sono utile, mi fa piacere. Spesso appunto bivi, scelte di direzione, volti di persone, luoghi dove ho dormito, cosa mangio, cosa imparo. La scrittura è avvenuta elaborando le esperienze che mi sono rimaste più nitide, nel cammino, nella vita privata, in quella professionale".
Tanti chilometri da affrontare per scelta. Come nelle ultra. Sembrano mondi molto diversi, però…
"Non sono mai stato competitivo, nemmeno nel lavoro, e non devo dimostrare nulla a me stesso. Se ci pensi il cammino è l’unica disciplina del movimento a piedi che non ha forme di competizione. È una forma di scoperta condivisa. I nostri nonni si spostavano ancora soltanto a piedi e non sono passati secoli, e se devi superare una cima meglio passarci attorno. I cammini che hanno visto secoli di storia sono stati segnati da persone molto furbe, non competitive (ride, n.d.r.)".
Chi ad esempio?
"Pensiamo a San Francesco che doveva andare a Roma tante volte per parlare con il Papa. Si è tracciato la via più comoda, senza passi di montagna, ha mantenuto le energie per promuovere le proprie idee. Non si deve ignorare l’ostacolo, ma si può trovare la via più pratica per proseguire. Lo scopo non è nell’ostacolo, ma nelle energie che restano per andare oltre".
Ti è mai capitato un momento di crisi?
"In Toscana una volta ho finito le forze totalmente. Avevo commesso alcuni errori, ed ero senza cibo e acqua. Mi sono ritrovato come quei maratoneti a cui si incrociano le gambe. Ho avuto paura. In una piega dello zaino ho trovato dei cubetti di zenzero candito. Secchissimi. Ma sono riuscito in qualche modo ad arrivare in un paesino. Ho chiesto aiuto alle prime persone incontrate, che stavano rincasando. Non dico si debba prevedere tutto, ma bisogna essere disposti a cambiare piani".
Quando senti che un cammino inizia a cambiarti?
"Noto che nei cammini di più giorni, i primi sono utili a spurgare tossine, poi si inizia a pensare a cose più belle e si va in profondità, magari qualcosa di assopito torna a galla e diventa più chiaro di come lo pensavamo. Più semplice. Mi piace incontrare altre storie, ascoltare soprattutto, scherzare, passare la serata con una chitarra e un bicchiere in più. Godermi queste belle vacanzone, dove lontano diventa un luogo dello spirito. Dal sesto giorno ti senti un drago, una lucidità incredibile, dal passato affiorano cassetti mentali e risolvi all’istante quello che trovi dentro. E vorresti non finisse mai".
Quali consigli ti senti di condividere con chi si avvicina al cammino per non bruciarsi subito?
"Credo sia un tema importante. E credo ci sia un forte punto in comune con la corsa lunga. Non bisogna pensare che il cammino in sé sia allenante. Devi essere in forma per fare il cammino, non viceversa. Se rispondi allo stimolo dell’ego e inizi a fare subito 25 km, scoppi. Perché non gestisci i giorni seguenti. Ascoltare ginocchia, schiena, pelle dei piedi. La prevenzione delle vesciche è fondamentale, i piedi devono sempre essere asciutti e puliti. La vasellina deve essere cosparsa su tutti i punti di frizione. E bisogna allenarsi prima di partire. Prima lunghe camminate in piano, poi in montagna, con peso di 7-8 kg per abituare la colonna vertebrale e le geometrie del corpo. E non fate l’errore che abbiamo fatto tutti: non portate la moka del caffè (ride, n.d.r.), negli ostelli ne troverete ovunque. Compresa la mia, abbandonata perché era peso inutile".
Come trovi un equilibrio tra celebrità pubblica, condivisione social e cammino personale?
"Ai punti cardinali aggiungiamo: equilibrio. Secondo gli esperti, per quello che ho fatto in televisione, dovrei avere più follower sui social. Si confondono follower con capacità. Ma quelli e questi erano altri tempi, altre forme di intrattenimento. Si è confusa la riconoscibilità con il carisma. E io non sono molto social, mi va bene così. Quando ho iniziato a raccontare i cammini, tante persone mi hanno scritto per consigli, indicazioni o ospitarmi lungo il percorso. Lo si fa con tutti. E a me fa bene quando qualcuno mi incoraggia. È uno scambio. Questo sì che è un vero villaggio globale. Forse il libro nasce con quei primi scambi di messaggi".
Via degli Dei, tra Bologna e Firenze, è tra i cammini italiani più frequentati. Ti piace?
"È comoda specie per un primo cammino. Logisticamente è semplice raggiungere Bologna e Firenze in treno, senza l’auto. Però preferisco qualcosa di più selvatico".
Dove lo hai trovato, il selvatico?
"Trovo la Liguria bella da camminare. Mi piace molto la Via del Sale, da Varzi a Portofino. Non è adatta ad un primo cammino, tanti saliscendi e il primo giorno c’è una salita ingannevole. La natura è straordinaria, specie in tarda primavera con quei batuffoloni di alberi che si aprono sul mare. C’è la Via degli Abati, tra Bobbio a Pontremoli, anche questa non per un primo cammino, chiede esperienza organizzativa. Ancora, la Magna Via Francigena, da Palermo ad Agrigento, in primavera sembra di essere in Scozia o in Nuova Zelanda. Pazzesca, accogliente, molto ben organizzata. Ma attenti ai cani liberi. E ai chili. Siamo in Sicilia, gli ospitaleri sono gentilissimi, insomma a tavola non si perde peso".