Tra tutte le Alte Vie dolomitiche, la numero 2 è forse la più completa: dura, varia, antica e poetica. In essa convivono la verticalità delle pareti delle Dolomiti e la dolcezza dei pascoli, la fatica delle salite e la meraviglia delle discese.
Ogni giorno regala qualcosa di diverso: un lago glaciale nascosto, un rifugio isolato, una leggenda ladina.
Se cerchi un itinerario che ti metta alla prova e ti riempia il cuore, questa è la tua strada. L’Alta Via delle leggende ti aspetta.
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Itinerario e tappe principali
L’Alta Via 2 delle Dolomiti parte da Bressanone (provincia di Bolzano) e si conclude a Feltre (in provincia di Belluno). Il tracciato ufficiale è suddiviso in 14 tappe, ma può essere adattato secondo il ritmo e la preparazione del camminatore. Il dislivello complessivo supera i 10.000 metri: una vera impresa, se percorsa integralmente.
Il cammino comincia dolcemente con la risalita della Val Croce e l’arrivo al Rifugio Plose, porta d’accesso alla lunga cresta che separa la Valle Isarco dalla Val Badia. Già dalle prime giornate, la vista spazia su colossi dolomitici come il Sass de Putia e il Puez.
Da qui, si entra nel cuore del Parco Naturale Puez-Odle, costeggiando l’impressionante parete nord del Sassongher. Le giornate centrali portano il camminatore nel Gruppo del Sella, tra canyon di roccia e cenge sospese, per poi attraversare l’altopiano della Marmolada e lambire il Civetta, la “parete degli eroi”.
Uno dei passaggi più suggestivi è quello attorno al Monte Pelmo, la montagna sacra ai ladini, custode di antichi fossili e misteri. Infine, le ultime tappe si addolciscono, con paesaggi più verdi e boscosi, fino all’arrivo a Feltre: il saluto finale a un viaggio che ha attraversato mondi diversi.
Tra le tappe più iconiche:
- Rifugio Genova al passo Poma
- Rifugio Pisciadù nel gruppo del Sella
- Rifugio Vazzoler, immerso nelle Dolomiti di Zoldo
- Rifugio Pramperet, circondato dal Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi
Ogni rifugio è un punto di ristoro, ma anche un luogo di incontro: con altri viandanti, con i gestori, con le storie locali che ancora si raccontano attorno a un piatto caldo.
Le sfide e i passaggi più impegnativi
L’Alta Via 2 è riservata a escursionisti esperti, con passo sicuro e buona abitudine all’ambiente alpino. La sua fama non nasce solo dalla bellezza paesaggistica, ma anche dal carattere tecnico di alcuni tratti.
Diversi passaggi richiedono attenzione, resistenza e, in alcuni casi, assenza di vertigini. Si affrontano cenge esposte, tratti attrezzati con corde metalliche, nevai anche a stagione inoltrata, e lunghi saliscendi con dislivelli giornalieri che, come anticipato, sfiorano i mille metri.
Uno dei momenti più intensi è l’ascensione al Passo Ombretta, alle pendici della Marmolada, dove il sentiero si inerpica su ghiaie mobili. Similmente, il passaggio tra il Rifugio Pisciadù e il Rifugio Boè, attraverso il cuore del Sella, mette alla prova per via dei tratti esposti.
Anche le condizioni meteo rappresentano una variabile decisiva. In alta quota, i temporali estivi possono sopraggiungere improvvisi, e non è raro imbattersi in banchi di nebbia o raffiche di vento violente. È essenziale avere con sé l’attrezzatura giusta: scarponi da montagna ben rodati, zaino leggero ma completo, abbigliamento impermeabile e cartografia aggiornata.
La difficoltà dell’Alta Via 2 non è un limite, ma parte del suo fascino. Affrontare queste sfide, giorno dopo giorno, accresce la fiducia in sé stessi e cementa il ricordo di un’esperienza autentica e trasformativa.
Periodo ideale e consigli utili
Il periodo più adatto per percorrere l’Alta Via delle leggende va da fine giugno a metà settembre, con luglio e agosto come mesi di maggiore afflusso nei rifugi. Tuttavia, chi preferisce una maggiore tranquillità può optare per la prima metà di settembre, quando l’aria è più tersa, i colori più intensi e la folla dei mesi centrali si è diradata.
Nonostante l’apparente libertà del cammino, è bene ricordare che la prenotazione dei rifugi è fortemente consigliata. Alcuni di essi hanno disponibilità limitata e non sempre permettono il bivacco all’esterno. Portare con sé un sacco lenzuolo e una torcia frontale è indispensabile.
Un aspetto cruciale è la pianificazione accurata delle tappe. Valuta con attenzione la tua condizione fisica, i tempi di percorrenza, le condizioni meteo previste e la lunghezza dei tratti tra un rifugio e l’altro.
Infine, porta con te una piccola guida dei fiori di montagna e degli animali alpini: il cammino si popola di marmotte, aquile, stelle alpine, rododendri, edelweiss. Osservarli con attenzione è un modo ulteriore per entrare in sintonia con l’ambiente.
Articolo scritto da collaboratori esterni, per info e collaborazioni rivolgersi alla redazione