Si scrive Ilias Aouani, si legge primatista italiano di maratona ma soprattutto grande uomo. Due domeniche fa, con il tempo di 2:07’16’’, a Barcellona il mezzofondista e maratoneta italiano delle Fiamme Azzurre ha tolto dalle gambe il record tricolore nella 42K al vicentino Eyob Faniel, migliorando il tempo di tre secondi. E ora attende ciò che succederà nell’attesissima Milano Marathon di domenica quando si presenterà Yeman Crippa, al suo esordio assoluto nella maratona. "Scommetto – dice Aouani a Runner’s World– che il mio record italiano terrà pochissimo e sarà battuto da Yeman".

Ilias, dicci la verità: nelle tue parole c’è un po’ di scaramanzia...
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No, lo penso davvero. E vedrete se mi sbaglio".

Se dovessi fare un pronostico?
"Un 2:06’ basso per Yeman o poco sotto le due ore e sei minuti".

Succeda quel che succeda, resterà sempre la tua grande impresa a Barcellona...
"Arrivata in un momento molto difficile dopo i Campionati italiani andati molto male e in me c’era tanta insicurezza. Nonostante fisicamente stessi bene. Diciamo che non avevo grandi aspettative e il morale era sotto i tacchi".

Poi, negli ultimi 10 chilometri, "abbandonata" la lepre ecco l'impresa.
"Vedevo che recuperavo posizioni e il tempo migliorava nonostante una vescica all’alluce sanguinante che mi creava molto dolore. Ma mi sono detto: proviamoci. Ed ecco il record. Anche se posso fare di meglio in futuro".

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Courtesy Photo
Iliass Aouani con il suo allenatore Massimo Magnani dopo la conquista del primato italiano alla maratona di Barcellona.

Nel futuro dove il mirino è già puntato verso i Giochi di Parigi, non è vero?
"Esattamente. L’obiettivo è migliorare e arrivare senza rimpianti".

Ora come stai?
"Bene, ho ripreso ad allenarmi in modo graduale una volta al giorno per recuperare da Barcellona e riuscire a fare il Ramadan. Digiuno di giorno e mi alleno due ore prima del tramonto in maniera più moderata del solito".

Prima di Parigi, cosa hai in programma?
"O i Mondiali di Budapest, ancora da definire, o la maratona di New York. Entrambe gare molto simili e funzionali in preparazione di quello che troverò ai Giochi".

Cresciuto nel quartiere Ponte Lambro di Milano, laureato in ingegneria civile negli Stati Uniti, dal 2021 vivi a Ferrara. Perché questa decisione?
"Lì vive il mio allenatore, Massimo Magnani (ex ct della Nazionale e olimpico a Montreal nel 1976 e a Mosca 1980 nella maratona, n.d.a.) e tutto il mio staff. E non manca nulla per chi pratica uno sport come il mio".

Nei giorni scorsi, purtroppo, sei stato preso di mira sui social dai soliti idioti da tastiera per le tue origini marocchine.
"Non è la prima volta. E questi pochi commenti fanno più rumore di quelli, la stragrande maggioranza per fortuna, positivi. Ma non mi fanno né caldo né freddo".

La tua risposta è stata enorme, senza rabbia.
"Con il mio post ho sottolineato che la diversità è una ricchezza e senza di essa non avremmo celebrato le ultime medaglie d’oro olimpiche. Nessuna rabbia perché il male non si combatte con il male. La mia missione è quella di lasciare un impatto attraverso lo sport".

Scrivi ancora che "dobbiamo insegnare che una persona non va giudicata dalla provenienza del suo nome o dalla quantità di melanina nella pelle, ma dallo spessore del suo pensiero e dal comportamento".
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A tutti quelli che come me hanno ricevuto o riceveranno commenti razzisti, dico di fregarsene, di voltargli le spalle perché un albero quando viene colpito da pietre, risponde dando i suoi migliori frutti. Quel mio scritto è stata una reazione di semplice pena. Sono in Italia da 26 anni è questo è il mio Paese, fatto di brava gente e di grande cuore e che io amo. E farò di tutto per portare l'Italia sui tetti più alti in tutti gli eventi in cui parteciperò". Tutto resto, caro Ilias, hai veramente ragione, è noia.